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Il mercato della malattia

di Sonia Savioli






Mio zio faceva il sarto e aveva due figlie poco più grandi di me. Quando eravamo bambine ci spiegava che la moda cambiava ogni anno con l'unico scopo di vendere vestiti nuovi a chi non ne aveva bisogno, essendo quelli dell'anno prima ancora in perfetto stato.

Erano gli anni sessanta e certo mio zio non avrebbe mai immaginato che la moda sarebbe stata adottata come metodo anche in medicina. Non poteva immaginarlo perché, nell'ancora arretrata Italia degli anni sessanta la medicina non si era ancora sviluppata in mercato e gli arretrati medici italiani agivano ancora in scienza e coscienza, con il primo obiettivo di non nuocere.

Adesso, quella che continuiamo a chiamare "medicina", una definizione ormai inappropriata, è uno dei mercati più affollati del globalcapitalismo, e ha bisogno di molta pubblicità e di lanciare continuamente nuove mode.

In questo periodo le vediamo succedersi e accavallarsi con furia parossistica. Ma non tratteremo della moda virus-batterio-vaccinistica che imperversa su creature appena nate e non lascia loro scampo per tutta l'infanzia e l'adolescenza, e non tratteremo neanche della moda pandemizzante, un vero diluvio di test e farmaci di ogni tipo, sperimentali e non, di pseudovaccini sperimentali e che, come in ogni diluvio che si rispetti, ha cosparso il terreno di vittime. Ma i virus servono anche ad addebitare loro i danni dei farmaci.

Virus e batteri sono diventati i capri espiatori delle stragi attuate dai farmaci e dal loro mercato.

Tratteremo di una moda sulla quale nessuno fa domande o pone dubbi, almeno nella decrepita Europa. Meno dannosa per la salute di tante altre mode farmaceutiche ma così esemplare di come funzioni oggi il mercato della malattia, e di come ne siano soggiogati i cervelli umani, che vale la pena di farla conoscere: la moda della vitamina D.

E' passato qualche anno da quando un'amica mi telefonò chiedendomi cosa ne pensassi del fatto che il suo medico l'aveva giudicata carente di vitamina D e le aveva ordinato le pilloline "integrative".

"Dice che siamo tutti carenti perché non stiamo abbastanza all'aria aperta".

"E allora perché non ti ha ordinato di stare di più all'aria aperta?"

L'amica si mise a ridere e disse "Hai ragione". Ma si trattava di persona già critica verso il mercato della malattia.

Fu solo la prima voce. Poi cominciarono a susseguirsi notizie di amiche e parenti "testate" per la vitamina D e risultate carenti. Segno che un nuovo mercato si apriva.

Ados, ados, ch'el muntun l'è gros.

Anche per la vitamina D, come per il colesterolo, la pressione, il diabete, la tiroide, è bastato modificare i valori normali per creare valanghe di malati immaginari e immaginati. E valanghe di... miliardi.

E, pensate, un uomo solo ha potuto fare questo: tale Michael Holick, di professione endocrinologo alla Boston University.

"Il maggior responsabile per aver tramutato il supplemento del sole in una cascata di un miliardo di dollari ha ricevuto centinaia di migliaia di dollari dall'industria della vitamina D" (1)

No, non dobbiamo mai credere che un individuo isolato possa creare imperi, vincere guerre o battaglie, modificare la storia o la società. Egli è semplicemente quello che viene messo in prima linea: il tamburino di un esercito.

Il Michael Holick ha suonato il tamburo e l'esercito, già pronto alla carica, è avanzato a tutta velocità.

Che musica ha suonato il tamburo dell'Holick? La solita musica: la modifica dei livelli considerati normali di vitamina D nel sangue.

Un esercito smisurato: multinazionali dei test diagnostici (non lo sapevate? Eh, sì, oggi abbiamo le grandi industrie dei test diagnostici); multinazionali del farmaco e, per quel che riguarda gli USA, persino le aziende dei lettini solari abbronzanti.

Un esercito fornito delle migliori armi e munizioni: i soldi per corrompere, i media per ingannare e confondere.

Così i livelli normali di vitamina D, che fino a non molto tempo fa erano dai 20 nanogrammi per millilitro, valore minimo, ai 40 come valore massimo, (2) sono stati spinti a forza dall'Holick e dalla Società di Endocrinologia USA (una delle varie associazioni mediche a scopo di lucro) a un minimo di 30 e un massimo di 50 nanogrammi per millilitro. E non è neanche detto che si fermino qui. (3)

L'esercito è avanzato dilagando in tutto il mondo occidentale. A nulla è servito che medici e scienziati veri, cioè non al servizio del mercato, negassero la "pandemia" di deficienza di vitamina D. (4)

Studi su studi, ricerche su ricerche di scienziati senza conflitti d'interesse hanno dimostrato a iosa che le "vecchie" linee guida erano giuste (5), che l'apporto artificiale di vitamina D (sintetica in molti casi) non reca alcun beneficio a chi non ha sintomi di carenza (in primo luogo rachitismo, ossa fragili), e che può produrre invece ipervitaminosi con le sue conseguenze. Niente da fare: il piccolo, ingenuo, sprovveduto e disarmato esercito della vera scienza nulla può contro le armate della scienza del mercato.

Il già citato Holick ha ricevuto in quattro anni, dal 2013 al 2017, la cifra di 163.000 dollari dalle industrie farmaceutiche, 150.000 dollari in due anni dalla "UV Foundation", la lobbi delle industrie dei lettini abbronzanti.

Naturalmente, non sarà il solo ad aver ricevuto compensi per "pubblicità ingannevole": in questi anni i medico-ricercatori a scopo di lucro hanno attribuito alla vitamina D tutte le qualità che gli imbonitori delle fiere di paese vantavano un tempo per il grasso di marmotta: l'eterna giovinezza o poco meno. Riduce, secondo questi imbonitori-pseudoscienziati "il rischio di infarto, di cancro, di depressione".

Però ci sono un sacco di studi che smentiscono le miracolose qualità. (6)

La lotta è in corso ma, dato che le varie "società" di endocrinologia e affini, che insistono a raccomandare più di 30 nanogrammi, meglio se 50, si può arrivare a 100... hanno alle loro spalle le lobbi del farmaco e i loro soldi, che procurano mezzi di tutti i tipi per pubblicizzare questa nuova moda presso i medici, le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere (e tra aziende ci si intende, quando gli interessi coincidono), la vitamina D continua il suo trionfale cammino, aureolata di miracolosa luce.

Per fortuna, i danni del sovradosaggio di vitamina D non sono, in genere, così terribili; solo "nausea, diarrea, poliuria". Oddio, magari la "calcificazione dei tessuti molli" non è una cosa piacevole, e nemmeno i danni da ipervitaminosi da vitamina D a "scheletro, reni, cuore". (7)

Ah, è anche accertato il rischio aumentato di alcune neoplasie nelle popolazioni con livelli di vitamina D superiori a 40-50 nanogrammi per millilitro. (8)

Cosa volete che sia? Se gli effetti avversi diventeranno un'epidemia, basterà attribuirli a un virus. In questo "gioco delle tre carte" il mercato farmaceutico è già esperto: riesce a ingannare il pubblico e anche gran parte degli addetti ai lavori.

Guardate, per esempio, quanti farmaci sono preposti a provocare un'epidemia di polmoniti di tutti i tipi, da quelle interstiziali agli edemi polmonari:

antibiotici, antinfiammatori, anticorpi monoclonali, ace inibitori, anticoagulanti, beta bloccanti, statine... e tanti altri. (9) Molti di questi vengono prescritti e assunti per parecchi anni, quando non per tutta la vita. Che può finire anche grazie ai suddetti farmaci. Oltre alla inondazione di farmaci che possono provocare polmonite interstiziale e altri danni ai polmoni, provoca danni ai polmoni anche l'ossigenoterapia, così popolare in questi ultimi tempi. Sì, l'ossigeno ossida. (10)

Per fortuna, ci sono i virus. Anche i batteri possono fungere da capri espiatori, in alcuni casi. Questo permetterà di nascondere i danni dei farmaci e di vendere vagonate di vaccini.


Tutte le agenzie di ricerca di mercato prevedono un futuro glorioso per la vitamina D, prevedono un aumento del mercato, dei profitti e dei dividendi. (10)

Quanto agli effetti collaterali dei vari farmaci, sono benvenuti: contribuiscono allo sviluppo del mercato.






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