di Sonia Savioli
Infine anche la GlaxoSmithKline ha avuto il suo osso da rosicchiare. Partita troppo tardi per lo pseudovaccino, quando Pfizer e AstraZeneca, seguite a ruota da Moderna e Johnson&Johnson, avevano ormai raggiunto il traguardo e non c’era più posto sul podio, da un pezzo spingeva avanti, come si fa coi bambini timidi, i suoi anticorpi monoclonali. Finché le varie agenzie del farmaco, enti statali preposti a tutelare la sicurezza dei farmaci e la salute dei cittadini… perché ridete?... dopo aver approvato il Bamlaviminab-etesevimab della Ely Lilli, a dir la verità un po’ obtorto collo, pressata l’AIFA dai mediatici “esperti” nonché divi della cosiddetta medicina, e dai mediaservi con la complicità dei fantocci-ministri; dopo aver approvato anche l’anticorpo monoclonale della Roche, come potevano negare alla Glaxo un piatto di minestra? Approvato anche il Sotrovimab, anticorpo monoclonale della Glaxo! Però l’AIFA ha posto delle condizioni: “… pazienti affetti da covid… con sintomi lievi moderati” e “è raccomandato il trattamento nell’ambito di una struttura ospedaliera o comunque in setting che consentano una pronta ed appropriata gestione di reazioni avverse gravi”.
Cosa vorrà dire? Che se avete il moccio al naso e risultate positivi vi danno gli anticorpi monoclonali in modo che vi accorgiate di stare male davvero?
Non si sa.
Ma qualcosa la possiamo sapere. Per prima cosa è importante sappiate che cosa sono gli anticorpi monoclonali, così ve lo riferisco con le parole dell’Istituto Superiore della Sanità: “Gli anticorpi monoclonali sono molecole prodotte in laboratorio a partire dai linfociti B estratti dalla milza del topo, e fuse con cellule tumorali del sangue (cellule di mieloma) che hanno la caratteristica di essere immortali”.
Quindi, cellule immunitarie artificiali, sintetiche. Un prodotto ibrido o meglio biosintetico. Qualcosa di estraneo, come tutti i prodotti di sintesi, al nostro organismo e alla sua biologia. Prodotti che, fino alla psicopandemia, venivano utilizzati solo nelle terapie contro il cancro o come immunosoppressori nelle malattie autoimmuni. Con quali risultati non è dato sapere. Gli effetti avversi comuni dichiarati degli anticorpi monoclonali sono: febbre, brividi, abbassamento della pressione, sonnolenza, nausea, vomito, diminuzione globuli rossi, eruzioni cutanee, mancanza di respiro, immunogenicità. Fino al 5 febbraio 2020 l’Istituto Superiore della Sanità aveva approvato le terapie con anticorpi monoclonali solo per alcuni tipi di cancro.
Problema secondario: gli anticorpi monoclonali approvati per il covid sono tutti sperimentali.
“Questi medicinali non sono stati ancora completamente studiati e non hanno ricevuto l’approvazione del’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). In Italia ne è stata autorizzata la temporanea distribuzione per il trattamento di covid19 con decreto del ministro della salute 2 febbraio 2021” diceva l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) in un documento del 17 marzo.
Quanto al Sotrovimab, del quale l’Unione Europea ha acquistato 220.000 dosi per cominciare, il documento dell’AIFA del 6 agosto 2021 ci dice che è “privo di un’autorizzazione all’immissione in commercio sul territorio europeo e nazionale…”, “Il trattamento deve essere iniziato e monitorato da un medico adeguatamente formato. L’utilizzo di sotrovimab è limitato alle strutture sanitarie che consentano una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi”; “ uso pediatrico: non ci sono dati disponibili; uso geriatrico: la farmacocinetica di sotrovimab in pazienti di età pari o superiore a 65 anni non è stata ancora stabilita; sotrovimab non è stato studiato in pazienti con compromissione renale; compromissione epatica: non sono stati condotti studi specifici; non sono stati condotti studi sull’interazione di sotrovimab con altri medicinali; la somministrazione concomitante di sotrovimab con vaccini anti-covid19 non è stata studiata; non sono stati effettuati studi sulla fertilità; i dati relativi all’uso di sotrovimab in donne in gravidanza non esistono; non sono stati condotti studi di tossicità riproduttiva sugli animali; non sono disponibili dati sull’escrezione di sotrovimab nel latte materno”.
Dunque, un medicinale pericoloso non testato nemmeno sugli animali (unico dato positivo in questa catastrofe criminale) viene approvato-non approvato e sperimentato, si prevede, su esseri umani ignari. Di questo passo, è chiaro, i morti “da pandemia” non finiranno mai, come non finiscono ma anzi crescono in modo esponenziale i guadagni delle multinazionali del farmaco.
E allora esaminiamola, quest’ultima multinazionale del farmaco, come esemplare indicativo di quello che è il mercato sanitario, il quale non ha niente a che fare con la salute, la cura, la medicina intesa come scienza per mantenere o recuperare la salute. Oggi la medicina è un mercato tra i più sicuri e promettenti, il presupposto per la salute di tale mercato è la diffusione della malattia, vera, procurata o inventata che sia.
La GlaxoSmithKline dal giugno 2020 al giugno 2021, cioè in un anno, ha guadagnato 44 miliardi e 219 milioni di dollari. Ripetetevi a voce alta questa cifra, voi che guadagnate mille, millecinquecento, duemila euri al mese se siete fortunati.
I suoi profitti, almeno dal 2015, sono sempre aumentati, ma voi dovete sapere che i dirigenti, nonché azionisti, di questo tipo di “associazioni a ingozzarsi”, appena gli aumenti diminuiscono hanno degli attacchi di paranoia pericolosi per sé e per noi (“Capo, quest’anno i profitti, invece di crescere di quattro miliardi, sono cresciuti di tre miliardi e mezzo, cosa facciamo?” “Inventiamo un nuovo virus mortale, Mignolo!”
“Capo, potremmo anche abbassare di nuovo il livello normale del colesterolo!” “Buona idea, Mignolo, abbassiamo il colesterolo e diamo la colpa al pivellovirus dei mortali calli ai piedi”).
Qual è l’etica delle multinazionali del farmaco? Nessuna. O meglio, un’etica c’è, è quella del profitto a tutti i costi. Giudicate voi, qui un piccolo elenco di prove.
1 Nel 2012 negli USA la Glaxo è condannata a pagare 3 miliardi di dollari.
2 Luglio 2013 scandalo in Cina: la Glaxo ha speso 320 milioni di dollari per corrompere i medici.
3 Il 16 aprile del 2014 il Wall Street Journal comunica di essere in possesso delle meil che dimostrano che l’azienda in Libano e Giordania corrompeva i medici perché prescrivessero i suoi farmaci.
4 Nello stesso mese in Polonia il direttore regionale della Glaxo è inquisito per un giro di mazzette ai medici.
Per fortuna in Italia non ci sono medici corrotti, vedete?
Non abbiamo ancora finito, però. E’ necessario precisare qualcosa di molto importante, molto importante per capire con chi abbiamo a che fare. La GSK fu condannata dal Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti a pagare 3 miliardi di dollari per aver falsificato i risultati delle sperimentazioni e nascosto gli effetti avversi di 10 suoi medicinali, tra i quali Avandia, uno dei “medicinali” tra i più usati allora contro il diabete; “medicinale” che, tra gli effetti avversi, contemplava l’infarto. Tutto questo fu nascosto, gli studi furono falsificati, con corollario di corruzione di medici e mazzette varie ai “professionisti” della cosiddetta medicina.
Mi sono sempre domandata come mai l’infarto cardiaco fosse diventato la malattia più popolare nei paesi cosiddetti progrediti, e le malattie cardiovascolari la prima causa di morte, sempre nei paesi più progrediti e medicalizzati. E se non ci fosse solo Avandia tra i farmaci che causano infarto? Nel dubbio, informati.
Non è stato difficile, ed ecco qui un elenco di “medicinali” che possono causare infarto, lo dice l’ospedale di Winchester (Virginia-USA):
Antracicline (usate nella cura del cancro)
Farmaci antipsicotici (tranquillanti maggiori)
Antinfiammatori non steroidei (ibuprofene ecc.)
Farmaci per il trattamento del Diabete2 (rosiglitazone).
Questi alla luce del sole. Ditelo al vostro medico.
Ma torniamo alla GSK. Mia mamma diceva che la faccia è lo specchio dell’anima. L’esperienza di una vita mi ha convinto che aveva ragione. Con le nostre espressioni e i nostri sguardi non possiamo nascondere quello che invece nascondiamo con le parole. E’ che non siamo più abituatui a “vedere” sguardi ed espressioni, e ci lasciamo confondere dai discorsi.
Per quel che riguarda una multinazionale, la sua faccia è chi la dirige. Il resto sono discorsi, cioè pubblicità che, come sappiamo, è quasi sempre falsa e menzognera.
Allora vediamo chi sono i “dirigenti-padroni” (non dubiterete che posseggano anche una bella quota delle azioni) della GSK.
Prima in ordine d’importanza, cioè direttore esecutivo (non esistono “direttrici esecutive”, perché a quei livelli le caratteristiche femminili di empatia, compassione, pietà, condivisione, chiacchiera e confidenza sono ormai estinte), è tale Emma Walmsley.
Il suo salario nel 2020 è stato di poco meno di dieci 10 milioni di dollari. Notate che nel 2019 era ancora più alto ma, visto che si sono fatti superare nella corsa allo psuedovaccino…
Prima di arrivare alla Glaxo, la Walmsley ha lavorato per 17 anni come dirigente de l’Oreal (fondotinta, coloranti per capelli ecc., tutte cose che fanno bene alla salute). Prima ancora è stata tra i dirigenti di Diageo, multinazionale degli alcoolici: whiskey, rum, vodka, tequila, gin.
Cosa ha a che fare tutto ciò con i farmaci e la salute? Niente. Ha a che fare con i milioni e miliardi di profitti, con la pubblicità e la distruzione delle piccole e medie ditte concorrenti.
Attualmente è Consulente per gli Affari del Primo Ministro britannico; oltre a tutto ciò, fa parte del Comitato Esecutivo del Consiglio delle Imprese USA (Businesses Council), un’associazione esclusiva a scopo di lucro di cui fanno parte dirigenti delle più importanti multinazionali “… che la notte vegliano, preparano gli agguati, è una vita dura quella dei pirati”.
Per tutti questi meriti la Walmsley è stata insignita dell’ordine di Dame Commander of the British Empire.
Come vedete, coloro che dirigono la Gran Bretagna non hanno ancora smesso di credersi a capo di un impero ma, quel che più conta, ritengono che tale impero si regga non più su eserciti e generali ma su dirigenti di multinazionali, i più adatti oggi a saccheggiare il mondo, ricattare, corrompere, ingannare.
Dunque, come in tutte le multinazionali del farmaco, a dirigere ci sono uomini e donne d’affari, non certo medici. Ma qualche “medico” ci vuole. Qualche inventore di brevetti. E anche la Glaxo ce l’ha. E’ il dottor Hal Barron, presidente e capo dell’ufficio scientifico. Il suo salario netto alla Glaxo è di 6 milioni e 369.000 dollari annui. Poi ci sono altri compensi, naturalmente, tra cui i profitti delle azioni GSK. Lui è un esperto delle biotecnosintesi, dette biotecnologie, che passa da una multinazionale del farmaco all’altra. Possiede un po’ di brevetti di prodotti farmaceutici; è docente all’Università della California; è tra i dirigenti di GRAIL, azienda farmaceutico biotecnologica americana; è nel comitato consultivo di Verily Life Sciences, altra multinazionale di apprendisti stregoni (biotenologi), che si occupano di quelle che chiamano “scienze della vita”, e che sono in realtà teniche per storpiare la vita ma permettendo loro di brevettarla. Verily fa parte della holding Alphabet, rete di multinazionali del servizi cibernetici con relativo controllo dei dati di ogni essere vivente sul globo terracqueo, compreso il genoma di ogni umano.O dovremmo dire di ogni umano sopravvissuto alla loro scienza?
Comunque, come vedete il dottor Hal Barron non ha certo il tempo di visitare dei pazienti. Quanto ai suoi profitti, di cui non conosciamo l’ammontare finale, con tutti gli impegni che ha, sono decisamente quelli di un dirigente di multinazionale e affarista totale.
In questo panorama, le 220.000 dosi di anticorpi monoclonali Glaxo acquistate dall’Unione Europea sono una briciola che non può soddisfare cotanti appetiti. Cosa riserverà il futuro agli anticorpi monoclonali?
Però non dovete credere che la GlaxoSmithKline sia un’eccezione nel panorama del capitalismo sanitario. E’ solo un esempio di come funzionano abitualmente le cose in quella che oggi viene chiamata “medicina”. Tenetelo a mente e traetene le debite conclusioni.
Ci hanno detto che la (psico)pandemia era una guerra. Su questo non dovremmo avere più dubbi. Il capitalismo globale, con le multinazionali del farmaco in prima linea, sta facendo guerra alla nostra salute e alla nostra libertà. Stanno facendo guerra ai nostri soldi, perché i soldi degli Stati appartengono ai popoli, ed essi se ne stanno appropriando indebitamente, come orde saccheggiatrici alle quali politici corrotti hanno spalancato le porte, tradendo i loro paesi e ingannando i loro popoli. Stanno facendo guerra alla nostra libertà perché la democrazia è diventata un ostacolo ai loro progetti. E’ una guerra senza regole o remore delle élite globaliste contro i popoli, ma è una guerra che non hanno ancora vinto, e che non vinceranno se quel novantanove per cento della popolazione minacciata si renderà conto che la minaccia per la sua salute, la sua vita, la sua libertà non è un virus ma una dittatura biotecnologica del capitalismo globale.
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